venerdì 4 febbraio 2011

" Lasciamo l'Italia. Metteremo su famiglia altrove". Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviataci da una coppia dell'Aquila.

Gentilissima redazione de "Italianamente",

" Mi chiamo Sergio. Ho 29 anni e sono sposato da quasi un anno con mia moglie Federica. Sono laureato in Ingegneria da quasi tre anni e svolgo la libera professione tra mille problemi e insicurezze. Viviamo in una città fantasma, distrutta dal terremoto e mai ricostruita malgrado le mille promesse e le informazioni date ai mass media su quello che in realtà non è mai stato fatto. Vi scrivo perchè da poco ho scoperto il vostro sito e leggo  gli articoli pubblicati ove si intuisce la macabra sconsolazione per i livelli a cui è ridotta l'Italia. Questa nazione è ormai sinonimo di corruzione, inefficienza, prepotenza di chi comanda a tutti i livelli, mala sanità, istruzione carente e chi piu' ne ha piu' ne metta. Oggi come oggi dare vita ad una famiglia in queste condizioni sociali è un rischio troppo grosso.
Non esistono piu' ideali. Gli ultimi avvenimenti che hanno visto il capo del Governo invischiato in storie veramente incredibili per un uomo pubblico ci hanno lasciato  senza parole.Oggi in Italia passa il messaggio che tutto è permesso al fine di arrivare ai propri obiettivi. Poco importa se ci va di mezzo la morale, il senso della famiglia, i principali valori etici che hanno permesso alle famiglie italiane del passato di mandare avanti con decoro questa nostra comunità nazionale. Con mia moglie abbiamo deciso di abbandonare l'Italia non perchè siamo codardi e non ci sentiamo di lottare per cambiare questo stato di cose ma in quanto abbiamo paura di crescere i nostri figli in un paese che ha smarrito ogni senso di etica e moralità. Le istituzioni, che dovrebbero essere il punto principale da cui attingere esempio oggi sono marce. Il nostro Parlamento sembra ogni giorno di piu' un luogo in cui si compra e si vende merce a scapito di ogni cittadino. E' veramente triste dover lasciare il luogo dove si è nati per colpe non proprie. Ma ormai la decisione è presa. Concludo con un desiderio nel profondo del mio cuore: spero che un giorno la ribellione popolare possa fare si che tutto questo stato di cose possa cessare. Oggi ho perso l'orgoglio di sentirmi italiano. Grazie.

Lettere firmata.

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