Molti costituzionalisti affermavano già ieri che il Governo bicolore Lega/PDL aveva adottato un comportamento mai visto negli anni repubblicani di questa Nazione. Il famoso decreto sul federalismo municipale che ieri aveva visto la non approvazione in commissione bicamerale era stato approvato in tarda serata dal Governo e mandato al Colle per la firma e la promulgazione. Qaunto a dire che l'espressione sul merito sul singolo decreto da parte del Parlamento, in quella sede rappresentanto in commissione bicamerale da 30 tra deputati e senatori, era ininfluente. Oggi il colpo di scena. Il Presidente della Repubblica rimanda al mittente il testo del decreto definendolo "irricevibile". Si legge oggi in una nota del Quirinale "non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall'art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari". Insomma il Cavaliere, in una mossa forse strategica forse ingenua, aveva posto in essere la procedura sbagliata, pur sapendolo, spostando cosi' la palla nelle mani di Napolitano.
Molti commentantori oggi si chiededono se Berlusconi teme che una volta ottenuto il federalismo Bossi lo possa abbandonare per cercare alleanze piu' sicure vista la situazione traballante del Cavaliere. Oggi comunque c'è da registrare il malumore del Quirinale su quanto accaduto. Sembra che Napolitano sia molto irritato per la scorretterzza di Berlusconi e che pensi seriamente alla possibilità di sciogliere le camere alla prossima empasse istituzionale in cui potrebbe cadere l'allegro duo lombardo.
E' comunque evidente che lo scontento del popolo leghista è in esponenziale aumento. Oggi su Radio Padania molti leghisti non nascondevano la loro preoccupazione ed alcuni di essi si chiedevano se è conveniente mantenere l'alleanza con il PDL. La situazione è in divenire ed oggi le azioni di elezioni anticipate sono arrivate al massimo storico.
28 ottobre 1922
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