martedì 24 febbraio 2009

Una storia di vita vissuta


E’ l’epilogo. Inaspettato. Vedendola lui ha provato il suo vecchio istinto congenito. Non che non sente di amarla, ma ha sentito, netta e schiacciante, la sensazione animalesca di averla. I meandri della mente umana sono un crocevia di azioni e reazioni imprevedibili. Ora cercherà di evitarla. Dentro di sé sente molta delusione. Forse si sbaglia. Forse è tutto normale. Ma la sua mania di perfezione, anche nelle sensazioni, limita il suo modo d’essere. Si può governare razionalmente il sentimento? Può l’egocentrismo assoluto interferire, fino a distorcerlo, nel divenire della purezza di un sentimento? E’ anormale desiderare di unire i propri umori biologici a quelli della persona amata? Domande di ardua risposta. Lui pretendeva di averla in maniera pura, aveva il timore di poterla considerare una troia alla stregua di altre sue precedenti avventure, sentiva di amarla e per ciò stesso, nella sua infinita assolutezza egocentrica, non voleva ferire se stesso perdendo stima in lei. Lei , dal suo canto, perfetta nel gioco delle parti, mantiene una linea di reazioni ed azione dannatamente lineare. E’ molto intelligente, lei. E questa cosa amplifica il dolore di lui per non poterla avere appieno, in maniera assoluta. Che bella che è, che dolce che è, quanto superbamente altera ed elegante nel suo mostrarsi! Bukowski, il grande scrittore maledetto, diceva che ogni uomo vorrebbe tornare all’interno dell’utero per trovare la pace, la sicurezza, l’equilibrio dei sensi. Oggi lui, vedendola, fissava con maniacale attenzione i lineamenti , definiti da un abitino aderente, del suo bassoventre trovandovi al contempo istinto sessuale e voglia di pace. Che stupenda sensazione le ha fatto provare! Celestiale e nel contempo carnalmente soddisfacente. Ha avuto la voglia , decisamente tenera, di posare il suo viso sulle sue carni nude e calde per sentirne la vitalità e la dolcezza. Tempo fa , in maniera decisamente voluta, lui ha sfiorato con le sue labbra le labbra di lei. Che tenerezza, che intimità vitale ha provato! Ma come un prigioniero con le chiavi della sua prigione a portata di mano si è fermato, quasi avendo timore di rompere un equilibrio deciso dall’Essere Superiore e quindi insindacabile. Vivere è soprattutto combattere contro gli istinti, contro la irrazionalità che da un lato porta al godimento e dall’altro ti fa cadere in burroni da cui fai fatica ad uscire. Ma oggi, soprattutto oggi, lui avrebbe voluto caderci in quel burrone , patire mille dolori per avere la fortuna di soddisfare quel bisogno di pace interiore già descritto. Lui ha avuto solo una opportunità per parlarle serenamente, al riparo da orecchie indiscrete, naturalmente. Ricorda la posa del suo corpo mentre lei lo stava ad ascoltare. Ricorda i baci che le dava , il calore del suo viso, il suo odore, la sua naturalezza, la sua stupefacente intimità di reazione. Ma tanto basta, tanto dovrà bastare perché mai niente del genere potrà mai più avverarsi. Che triste dare una fine. Che dolore si prova nel sapere, razionalmente, che ogni cosa vissuta è storia senza un divenire futuro. Ma così doveva essere. Le illusioni difficilmente diventano realtà in taluni casi. Cosa potrà aversi d’ora in poi? Nulla, forse rimorsi, forse rassegnazione mediata, forse tristezza mai sanabile. Resta in lui la amara consapevolezza di non essere mai stato in grado di leggere con chiarezza i suoi pensieri. Forse ci è andato vicino, ma ci sarebbe voluto più tempo, più intimità, più coacervo di azioni e reazioni. Il tempo. Il grande guaritore ma anche il tiranno che dà essenza alla vita umana. Il solco dentro di lui non guarirà. Lotterà sempre contro questa sconfitta.
D.L.

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