domenica 17 luglio 2011

Quella Camera con svista nei palazzi Marini comprati dal «sor Sergio».


Averne, di inquilini come i deputati!, gongola ogni giorno che Iddio manda in terra Sergio Scarpellini, sotto l' acquazzone di monete d' oro che gli cadono sulle spalle da quando ha affittato alla Camera a un canone stupefacente i «palazzi Marini». Averne, di padroni di casa così!, gongolano sull' altro fronte gli inquilini. Il «sor Sergio» infatti, non si tira mai indietro. L' ultimo regalino l' ha fatto ai diessini. Centomila euro tondi tondi, ai «Ds Roma», dichiarazione depositata numero 20873, donati attraverso la società «Progetto 90 srl», il cui amministratore unico è Emanuele Scarpellini e l' azionista di controllo è la «Immobilfin» di Sergio e Andrea Scarpellini. Per carità: non è una novità. La generosa famiglia di palazzinari romani distribuisce da anni denaro ai partiti.
Senza puzze sotto il naso per il loro colore. Al punto che, dopo avere subito l' opposizione iniziale della Lega all' idea della Presidenza e dei Questori di Montecitorio, all' epoca di Luciano Violante, di prendere in affitto i quattro palazzi con l' ingresso principale su piazza San Silvestro, avevano ben volentieri acconsentito a sigillare la pace allungando diverse decine di migliaia di euro anche al Carroccio. Sia chiaro: tutto formalmente regolare. Finanziamenti pubblici. Registrati. Fa un certo effetto, però, notare come questo ultimo «cadeau» del «sor Sergio», proprietario di una delle più grandi scuderie di cavalli d' Italia, sia stato deciso nel bel mezzo delle polemiche sui costi della politica, sugli sprechi della pubblica amministrazione, sull' uso sconcertante del denaro dei cittadini. Tutti temi che hanno nell' «affare dei palazzi Marini» uno degli esempi più clamorosi. Breve riassunto: decisa a dare a ogni deputato un ufficio proprio e impossibilitata a trovare spazi sufficienti nei palazzi che già occupa, la Camera decide nel 1997 di prendere in affitto dagli Scarpellini prima uno, poi due, poi tre, poi quattro palazzi comprati uno dopo l' altro dal costruttore via via che vede la possibilità di pagare i mutui coi soldi degli affitti presi da Montecitorio. Un contratto fantastico, di nove anni più nove, per un totale di 444 milioni di euro. Quanti sarebbero bastati, stando al Borsino Immobiliare Confedilizia, per comprare nel 2006 nel cuore di Roma edifici per oltre 63.000 metri quadrati ristrutturati. Macché scandalo, saltò su il questore anziano Angelo Muzio (già Pci, poi rifondarolo e infine dilibertiano...) davanti alle perplessità di qualche anima bella: «Che dovevamo fare? Una gara europea per affittare qualche immobile?». Non bastasse, Sergio Scarpellini firma vari altri contratti per fornire al Parlamento vari servizi di appoggio per ulteriori 288 milioni e poi per la gestione del ristorante e di due bar nel complesso Marini e per la buvette del Quirinale e per il ristorante sulla terrazza di palazzo San Macuto e per l' affitto al Senato dell' ex hotel Bologna... «Ma come ha fatto?», gli chiese curioso qualche mese fa Stefano Bianchi per la trasmissione di Michele Santoro Annozero. E lui, in romanesco: «Ma lo sa che c' ho io a Roma, amico mio? Io c' ho un impero. No de la Camera. Ché della Camera e delle vostre accuse me sò proprio rotto er cazzo». Ciò detto, sbuffò che proprio non capiva come i maligni potessero avere dei sospetti: «Ma chi me l' ha detto de comprà? Nessuno me l' ha detto. Io ci ho la vista lunga. Sò imprenditore!». E spiegò: «Ho il fiuto di capire. Se lei mi prende una casa e gliene serve un' altra... Lo sento. A comprare quei palazzi assieme sono stato fortunato. Tutto qui». Ma su mille miliardi in 18 anni lei quanto si mette in tasca, puliti? «Stamo lì... I soldi dello stipendio...». Fortunato lui e fortunati i suoi inquilini. Specialmente alcuni. Molto fortunati.
Stella Gian Antonio da "Il Corriere della Sera" del 17 ottobre 2007

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